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“Anziano Fragile”: cinque video a sostegno della fragilità

Sono cinque i video realizzati per documentare alcune delle “buone pratiche” emerse dal monitoraggio dei servizi sanitari e socio-assistenziali dedicati agli anziani, realizzato in occasione del progetto nazionale "Anziano Fragile".

Nell’ambito del progetto nazionale “Anziano Fragile: verso un Welfare comunitario”, finanziato dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, Confconsumatori e ANCeSCAO hanno realizzato cinque video per documentare altrettante “buone pratiche” – ossia esperienze particolarmente interessanti ed efficaci – attive nel territorio italiano in tema di inclusione, assistenza e cura degli anziani, specie se con disturbi cognitivi o demenza: buone pratiche che certo rappresentano solo una parte dei tanti esempi virtuosi a sostegno della fragilità emersi nel nostro Paese, sia tra i servizi di natura sanitaria che Socio-assistenziale.

I video dovevano essere presentati ufficialmente in occasione del convegno finale del progetto, in programma il 29 febbraio 2020 a Parma, ma annullato in virtù delle norme sanitarie emanate per la prevenzione e il contenimento del Covid-19.

Nella convinzione che le buone pratiche di assistenza e cura documentate nei video raccontino alcuni degli esempi delle tante forme di aiuto e collaborazione sempre attuali presenti in tutta Italia, abbiamo deciso di divulgare queste esperienze positive, anche se il momento storico è ancora particolarmente difficile, per rendere merito altresì alle tante persone che ogni giorno lavorano e si impegnano affinché queste attività, e tante altre, possano continuare a realizzarsi, offrendo così un aiuto concreto ai tanti anziani fragili e alle loro famiglie.

Le cinque esperienze virtuose sono state individuate nella prima parte del progetto, in cui collaboratori e volontari delle due associazioni di promozione sociale hanno realizzato un monitoraggio nei propri territori, coprendo 22 province in 17 regioni, chiedendo la collaborazione di ASL, Comuni, realtà associative che si occupano di fragilità, associazioni di famigliari e Parrocchie.

A conclusione del monitoraggio, il Comitato scientifico ha selezionato, tra le diverse censite, cinque “best practice”, che mettono in risalto ognuna aspetti diversi di prevenzione, inclusione e cura. I video rappresentano “spunti di discussione” e confronto tra gli addetti ai lavori in occasione di specifici incontri (Focus Group) organizzati per agevolare ricerca e sperimentazione in territori diversi di modelli sempre più efficaci in tema di gestione degli anziani e dei malati di demenza.

L’intento con cui sono stati realizzati i video è anche quello di accrescere la sensibilità di tutte le fasce di cittadini sul tema della fragilità negli anziani, divulgando presso un pubblico più ampio possibile l’esistenza delle stesse best practice.

Le 5 Best Practice

Lombardia - Città amica delle persone con demenza: Abbiategrasso (MI) «La necessità di informare e coinvolgere le comunità» Abbiategrasso è dal 2016 la città dove si è realizzato in Italia il primo progetto pilota di Dementia Friendly Community. L’intento è quello di diffondere conoscenza per ridurre la disinformazione e lo stigma nei confronti delle persone malate di demenza, così che possano continuare a partecipare attivamente alla vita della comunità e migliorare la loro qualità di vita. Il progetto prevede: informazione-formazione a specifiche categorie (famigliari, esercenti, forze dell’ordine, front office degli uffici pubblici, associazioni e scuole); organizzazione di spazi ed eventi dedicati; sostegno e consulenza per malati e le loro famiglie.

 

Progetto “Giorni a colori” a Mira (VE) «L’importanza di offrire aiuto concreto e materiale alle famiglie» La buona pratica consiste nell’accogliere per 3 giorni alla settimana nella sede dell’associazione “Palladio” a Mira circa 18 anziani del territorio, in particolare persone sole o in difficoltà. Nell’arco della giornata gli anziani sono invitati a svolgere attività socio-ricreative legate al potenziamento del benessere della persona (es. lettura e commento di articoli di giornale, esercizi per la memoria, ecc.) con l’ausilio di un educatore e di un’operatrice socio-sanitaria.

“Sistema Modena” integrazione tra sanitario e socio-assistenziale «I servizi devono dialogare tra loro» La persona con demenza e la sua famiglia hanno bisogno di essere “accompagnati” e guidati attraverso il lungo e difficile percorso di diagnosi, assistenza e cura. La città di Modena, forte del progetto Regionale Demenze approvato fin dal 1999 e revisionato nel 2016 (DGR 990/2016) dopo l’approvazione del Piano Nazionale Demenze, ha sperimentato negli anni un sistema che integra tra loro i servizi, semplificando la vita ai cittadini. Esiste un’ottima collaborazione fra AUSL, Enti Locali ed Enti Gestori dei servizi per anziani non autosufficienti (CRA case- residenza e Centri Diurni) che ha consentito nel tempo non solo lo sviluppo di servizi specialistici dedicati alla demenza (Centro Diurno Alzheimer, Nucleo demenze per assistenza residenziale temporanea, e Nucleo ospedaliero Demenze a valenza riabilitativa) ma anche l’introduzione di protocolli specifici nelle CRA e nei servizi di assistenza domiciliare con l’obiettivo di gestire e trattare la “vera emergenza” della demenza che è quella dei disturbi comportamentali e che spesso è causa di ricoveri ospedalieri inappropriati e stress alla famiglia che assiste. Si è quindi costituita una rete “articolata” che oltre alla diagnosi e cura offerta dai CDCD (Centri Disturbi Cognitivi e Demenze) coinvolge la comunità attraverso la partecipazione del Comune, del privato accreditato e soprattutto delle associazioni dei familiari che promuovono progetti integrati come i Caffè Alzheimer, i Club di stimolazione cognitiva (Cogs Club) e i Centri di incontro per persone con problemi cognitivi e le loro famiglie.

Atelier Alzheimer in provincia di Firenze «I benefici degli stimoli culturali sui malati e le famiglie» Nasce nel 2013, studiato e messo a punto da AIMA (Associazione Italiana Malattia Alzheimer) per contrastare l’incedere della demenza agendo sullo stile di vita della persona, mediante attività individuali o di gruppo, riprese dalla quotidianità (es: lettura del giornale, bricolage, giardinaggio) oppure strutturate (es: musicoterapia) e legate alla sfera fisica, relazionale ed emotiva. L’Atelier Alzheimer è un laboratorio dove i soggetti affetti da demenza si incontrano due volte a settimana sotto la supervisione di personale esperto (psicologo, OSS, counselor, animatore). Nel corso degli anni ha visto in Toscana un’ampia diffusione ed è tra i servizi “family friendly”, di riconoscimento e salvaguardia dei legami familiari della persona con demenza. Attraverso il progetto toscano “Musei per l’Alzheimer”, sono declinati i benefici degli stimoli culturali sui malati e le loro famiglie, coinvolti in attività che scatenano emozioni e, di conseguenza, innescano ricordi e la memoria, come le visite guidate ad hoc realizzate nel museo di Castelfiorentino.

Ortoterapia a Bologna «Creare inclusione attiva e operativa dell’anziano, socialità» È fra le terapie non farmacologiche che donano benessere psico-fisico ai malati di Alzheimer: negli USA è praticata da circa 40 anni. La cura delle piante stimola l’attività cognitiva ed in particolare l’attenzione e la capacità di pianificare le azioni. Oltre a contrastare isolamento e solitudine, l’attività dell’orto permette la stimolazione dei sensi e la motricità, fine fondamentale soprattutto durante i primi stadi della malattia di demenza o Alzheimer. Infine, curare le piante risponde ai bisogni emotivi e affettivi dei pazienti.

2020